Comune di Codogno

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Foto Santa Francesca Saverio Cabrini
Santa Francesca Saverio Cabrini

Santa Francesca Saverio Cabrini

(Sant'Angelo Lodigiano 1850 - Codogno 1917)

Tra i personaggi celebri e benemeriti di Codogno, una storia si evidenzia in special modo, la storia di una donna che, anche se nata a Sant'Angelo Lodigiano, ha fatto di Codogno la sua piattaforma di lancio.

Madre Cabrini, semplicemente, così come dai più è conosciuta. Un personaggio pragmatico, impostosi per la sua managerialità, imprenditorialità e lungimiranza, al di là dell'evidente peso morale e spirituale.

Una piccola grande donna che ha saputo cogliere nel cambiamento epocale le necessità materiali e spirituali originate dai grandi movimenti dovuti all'emigrazione iniziata a metà del secolo scorso.

Considerando quanto ancora esiste di Madre Cabrini a Codogno, abbiamo chiesto un aiuto per scriverne adeguatamente, con competenza e cognizione. La collaborazione ci è venuta dalla signora Chiara Steiner che, con la partecipazione di Valentina Rossetti, ci ha gentilmente fornito queste pagine.

La stretta e scenografica Via Cabrini, accoglie in un grande caseggiato ottocentesco un portone con l'insegna "Istituto Missionarie del Sacro Cuore".

E' l'ingresso principale del complesso sorto attorno al nucleo primitivo, dal quale prese le mosse la prima istituzione della grande Santa.

Dal chiostro, tramite una piccola scala si sale al primo piano, sulla cui porta si leggono le parole "Nido Cabriniano", è la stanzetta in cui Ella dormiva, o meglio in cui pregava, con tanta intensità da raggiungere estasi e ricevere visioni. Madre Germana (morta ultranovantenne negli anni '80) ricordava, con commozione, come conobbe Madre Cabrini in Castelsangiovanni e fu grandemente affascinata dai suoi occhi intensi e penetranti. Aveva 19 anni e lasciò senza esitazione famiglia e fidanzato per seguirla.

La stessa Madre Germana raccontava un episodio, direttamente vissuto e molto significativo per esprimere la fede "semplice" e profonda della Santa e delle Sue Suore. Dopo uno dei primi viaggi a New York Ella era ritornata a Codogno, lasciando 5 giovani Suore Missionarie nella grande metropoli americana: dormivano in una specie di garage.

La Santa, molto preoccupata per loro (considerando i tempi, la difficoltà di comunicazioni, le differenze in una grande metropoli con i suoi eterogenei abitanti dalle molteplici etnie), una sera pregò Gesù Bambino, davanti alla statuetta che ancora oggi è conservata sul comò e Gli disse: "dammi un segno che ci vai Tu a New York, a curarti delle mie Suore". La mattina seguente alla statua del Gesù Bambino furono trovate consunte le scarpine di raso, il grande stupore delle sorelle aumentò nei giorni seguenti in quanto, nonostante lo zelo di una suora, che con pazienza ogni volta le rammendava, le scarpine continuarono a rompersi!

Dallo spirito della Santa, che può essere compreso anche attraverso questo "fioretto" quasi francescano, hanno attinto fede e coraggio tutte le Missionarie Cabriniane di più recente vocazione.

Le grandi opere che Santa Cabrini iniziò sono tutt'ora presenti nel mondo, specialmente in America, sia del Nord che del Sud, come hanno potuto testimoniare i giovani di Codogno recatisi a Denver nell'Agosto 1993 per incontrare Giovanni Paolo II.

E' molto importante rendersi conto che le iniziative volte nei primi anni del secolo, alla solidarietà verso gli emigranti italiani che a migliaia si recavano nelle Americhe, si sono trasformate nel tempo, adattandosi alle attuali necessità più urgenti.

A New York ed a Chicago vi sono 2 ospedali enormi, modernissimi (Columbus Hospital con circa 900 dipendenti per ognuno dei due) dotati di servizi all'avanguardia. Si pensi che in queste strutture vengono portati pazienti da ogni parte del mondo per sottoporsi ad interventi chirurgici tra i più difficili, essendo ormai nota l'abilità, la professionalità e l'umanità delle équipes che vi lavorano.

Ma se gli ospedali sono tra i migliori del mondo, le scuole, gli istituti per bambini soli, per anziani, non si contano più. La Madre Generale, Suor Maria Barbagallo, ha inquadrato la situazione delle sue Missionarie in un viaggio a Codogno.

Riproponiamo fedelmente le sue parole:

"...All'interno dei nostri ospedali, sia in America che in Europa, a Milano e a Roma abbiamo Gruppi Pastorali che stanno lavorando molto bene! Cerchiamo di creare una "Famiglia Cabriniana".

Tutte le volte che ci incontriamo per formazione siamo sempre insieme, Suore e laici. Però, poi i laici sviluppano nel loro ambito piccole iniziative magnifiche; questo lavoro di formazione è per tutti, per il personale medico, paramedico, infermieristico, amministrativo, per i parenti degli ammalati, per gli ammalati. Ci siamo trovati in un campo completamente nuovo: oggi abbiamo ammalati gravissimi" (evidente riferimento all'A.I.D.S.).

"Il nostro apostolato missionario inoltre è stato sempre molto diversificato. In particolare le Suore dell'America del Sud lavorano moltissimo nelle Parrocchie, nelle Comunità Ecclesiali di Base (CEB) che sono molto vive. Poiché c'è mancanza di Suore e di Sacerdoti, la Suora deve sviluppare dei nuclei nelle zone rurali, nelle periferie delle città e nella stessa città formando dei leaders per la catechesi ai giovani, (...) pertanto la Suora è molto impegnata in questa formazione di leaders capaci di tenere un gruppo, ma non dovrà essere sempre presente, il gruppo andrà avanti per conto suo".

Quanta "messe" si scorge negli occhi di questa Donna provata dalla sua vocazione missionaria e quanta nostalgia per una presenza più consistente di Sacerdoti nelle terre da Lei "vissute" (10 anni in Nicaragua).

Spessissimo sono presenti gruppi che lasciano le loro abituali attività per raccogliersi in preghiera o studio e provengono anche da lontano: Brescia, Torino, Piacenza, Denver, Chicago, Nicaragua, Africa. A volte intere famiglie (neocatecumenali) o sacerdoti sono presenti per i loro periodici esercizi spirituali.

Accanto a questo Centro di spiritualità sorge il Convento, con un reparto per anziane religiose che pregano e continuano a spendere anche in questo modo, la loro vita per gli altri, per tutti noi, che abbiamo perso il senso dell'esistere.
 
Valentina Caserta Ottone 

 
 
Ultima Modifica: 21 Dicembre 2016
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